Il blog del ritorno dell’Aquila

28 agosto

Posted on: agosto 30, 2009

28 agosto. Due, tre, quattro autobus verdi e arancioni dell’AMA partono alle 15  dalla Caserma Pasquali. Il nuovo Palazzetto dei Nobili o Palazzo Margherita, dato che negli anni passati era lì che si facevano le prove dei costumi storici per il corteo della Perdonanza. Autobus carichi di figuranti, duecento persone circa che quest anno hanno deciso di far continuare la tradizione, quel corteo che sfilava partendo da Piazza Palazzo fra due ali di folla immense, percorrendo Corso Vittorio Emanuele, Corso Federico II, poi la Villa e infine Collemaggio, calpestando quel prato dove prima si giocava a calcio nelle giornate primaverili, quando non si andava a scuola. Quel prato dove ora c’è la tendopoli.
Io fra i figuranti, nonostante la mia avversione per queste cose. Ma quest anno il valore è diverso, il sentimento è diverso.
E ce ne accorgiamo subito, da quando quell’autobus ci lascia alla Villa, lì dove sono le transenne che limitano la zona ormai aperta al pubblico, ma sempre presidiata dai militari. Si sale fino a Piazza Duomo, nel silenzio. Il fruscìo degli abiti a terra, il vento a scuotere le impalcature, qualche persiana che ancora sbatte. Ogni rumore è amplificato in questo giorno che ti riporta a quasi cinque mesi fa.
E ti ritrovi fuori dal tempo. 5 mesi fa, 5 secoli fa. A guardarci, con quei veli, quei vestiti si fa fatica a riconoscersi, si parla, si ride, ma quasi a bassa voce. Poi ci si ammutolisce quando passa, su un pick up dei Vigili del Fuoco, la teca di Celestino V.
Tanti diranno poi che lo sentivano lì, presente. E poi andando a spulciare negli archivi, si scopre che l’unica volta, oltre al 2009,  in cui le spoglie di Celestino non sono entrate a Collemaggio è stato nel 1703.

Da capo piazza, dove eravamo noi figuranti del Trecento, si vede arrivare il gonfalone della città, e poi la Dama, che gira dai quattro cantoni e avanza, lentamente, verso la Piazza. Non un rumore, non un suono. Con la mente rivado all’anno prima, quando il corteo, per fotografare i miei che sfilavano, l’avevo seguito proprio dai quattro cantoni, ridendo con mia sorella di fronte a qualche copricapo bizzarro..o al gonfalone di Tione, che ha come scritta “Tio”..come in dialetto. Adesso il sorriso è amaro. Una bimba dietro di me, vestito blu di velluto che le tocca i piedi, chiede al padre che la segue come un’ombra “Ma perchè non c’è nessuno?”.

Le telecamere ci seguono. I cameramen sono i Vigili del Fuoco, gli stessi che ad ogni pausa del corteo ci portano acqua fresca per combattere il caldo incredibile di questo pomeriggio. Mai successo in altre edizioni…d’altronde i Vigili del Fuoco sono diventati i punti di riferimento per qualsiasi cosa concreta. Le immagini sono quelle che poi manderà in onda Rete8, che di solito seguiva personalmente il corteo.

Il silenzio è tanto fino all’ingresso della Villa. Rumore di tacchi. Ancora fruscìo di vestiti.
Alla Villa due striscioni, retti da una decina di persone: “i commercianti del centro vogliono riaprire”
Qualche applauso, magari quando si vede la nipotina, o l’amico che sfila. Fotografi pochi, Renato, Roberto, Cristian. Dopo 4 mesi di inviata da uno dei luoghi più famosi del mondo, conosci tutti per nome. E ora che i riflettori si sono spenti, rimaniamo solo noi, aquilani, a fotografare e raccontare coi nostri occhi e le nostre parole la nostra città. La nostra identità.

Lungo il Viale di Collemaggio c’è un pò più di gente. E’ una fila sottile e continua, che si ingrandisce solo ai margini della tendopoli. Pochi applausi. Le lacrime tante, quelle sì. I tamburi degli sbandieratori si fanno sentire all’inizio del Viale, poi nulla più. Il coro Concentus Serafino Aquilano aveva iniziato a cantare al passaggio di Celestino in Piazza, ma poi si è spento. Si procede spediti, non ci si ferma. Si entra al Parco del Sole. Percorso diverso quest anno, ovviamente, anche se nel circuito del Parco del Sole non c’è nessuno. Non fanno entrare nessuno al Parco del Sole.

Poi la Porta Santa e la paura che le spoglie di Celestino V non tornino più all’Aquila, dopo la peregrinazione per le diocesi d’Italia decisa quest anno. E sono i giornali a parlare a sproposito del “gran rifiuto”, non inteso come quello di Pietro dal Morrone, ma del Premier Berlusconi, che ha deciso di non essere presente per non strumentalizzare l’evento. O la sua venuta.

Comunque sia, anche in questo caso B. ha fatto parlare di sè. Prima della sua presenza, poi della sua assenza. E forse per la prima volta in tanti anni si è parlato di Perdonanza nei principali TG italiani, ma sempre collegati alla visita del Premier. Purchè se ne parli, no? Ma forse è per la prima volta quest anno che gli Aquilani, quelle poche persone che erano al Corteo o lo hanno seguito in televisione, si sono resi conto della ferita mortale alla loro città. Non per le C.A.S.E., non per le chiese a pezzi, non per le tendopoli che verranno “smantellate senza dubbio” entro il 30 settembre.
Ma per l’identità della comunità. Quell’identità che si sta perdendo giorno dopo giorno, attutita dalle divise, messa a tacere dalle promesse, cancellata da quel mare che in estate sì, ti fa sentire in vacanza. Ma che poi ti fa sentire svuotato e in cerca di una nuova identità. E l”unica cosa alla quale riesco a pensare è che se le tendopoli verranno smantellate il 30 settembre, allora gli aquilani che non avranno trovato una sistemazione verranno messi negli hotel ormai liberi. Suotati. Vuoti.

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